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E’ stato istituito il Regolamento Comunale per la tutela e la valorizzazione delle attività agro-alimentari

ISTITUZIONE DELLA De.C.O. 

https://www.comune.santhia.vc.it/portals/1866/SiscomArchivio/7/RegolamentoDECO.pdf

Dopo attente e scrupolose ricerche sono state al momento individuate alcune ricette della tradizione che valutate da una commissione di esperti hanno ottenuto il marchio De.c.o.

Di seguito i disciplinari:

BISCOTTO DEL PELLEGRINO 

sta per tornare in produzione!!!!!!!!!!!!! ed in confezioni da asporto facile e pronti da gustare….. Buon Cammino….

20240925_172045CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

La Via Francigena è una parte di un insieme di vie,  che conducevano dall’Europa centrale, in particolare dalla Francia, a Roma. I primi documenti d’archivio che citano l’esistenza della Via Francigena risalgono al IX secolo, mentre nel X secolo il vescovo Sigerico descrisse il percorso di un pellegrinaggio che fece da Roma, per ritornare a Canterbury, su quella che già dal XII verrà largamente chiamata Via Francigena.

A Santhià –importante tappa sul percorso- nel 2009 grazie agli “Amici della Via Francigena”, nasce l’ostello e da quel momento il ‘passaggio’ di pellegrini è aumentato di anno in anno raggiungendo nel 2016 i circa 2.000 transiti annui provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa.

Il Panificio Inocco, ispirato a questa cultura del buon cammino, ha ideato un  biscotto realizzato principalmente con prodotti delle terre del santhiatese, ovvero mais e riso. Il prodotto finale è  facilmente trasportabile e consumabile, costituisce buon nutrimento durante il cammino e risulta  gradevolmente semplice e gustoso.

In questo momento il panificio Inocco risulta CHIUSO, ma nuovi produttori stanno sperimentando la storica ricetta e ds poco tempo è nuovamente reperibile presso “Le delizie di Sara” in Corso Santo Ignazio n. 54 e presso “La Voglia Infinita” la pasticceria  presso la Galleria Centro Commerciale Coop di Via Galileo Ferraris.INGREDIENTI      per biscotto al mais e cioccolato 

Farina di grano tenero tipo 2

Burro, zucchero

Farina di mais macinato a pietra

Uova fresche e gocce di cioccolato fondente

Lievito in polvere 

INGREDIENTI      per biscotto al riso e cioccolato 

Stessi ingredienti dell’altra ricetta con la farina di riso in sostituzione di

Fafrina di mais macinata a pietra.

PREPARAZIONE

Amalgmati con cura gli ingredienti , cuocere in forno preriscaldato a 200°

COME SI CONSERVA

Dopo averli lasciti raffreddare su lastra di marmo e apposito ripiano, conservarli in apposito barattolo di vetro e latta. Gradevoli da gustare con vino moscato piemontese.

 

42226024_2122537504667786_5735142505490415616_nDOLCE DI SANT IGNAZIO al momento NON in produzione

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

Ignazio da Santhià, al secolo Lorenzo Maurizio Belvisotti, nacque a Santhià il 5 giugno 1686 e morì in odore di santità a Torino il 22 settembre 1770, festa di san Maurizio, nella sua cella, all’età di 84 anni. La fama acquisita in vita concorre all’immediato avvio del processo di canonizzazione; Il 17 aprile 1966 sotto il  pontificato di Paolo VI viene dichiarato beato e Papa Giovanni Paolo II lo dichiara santo il 19 maggio 2002. La ricorrenza viene stabilita il 22 settembre di ogni anno.

In occasione della santificazione,  con spirito inventivo e di visione Giorgio Inocco (diplomato in ‘Arti Bianche’ nel 1993 presso l’Istituto del Cusio sede di Novara), dopo sperimentazioni e con l’utilizzo di prodotti principalmente autoctoni ideò la ricetta di un dolce che intitolò al Santo santhiatese.

INGREDIENTI  per la BASE

Farina di mais macinata a pietra

Farina di grano tenero macinata a pietra

Burro

Zucchero

Tuorli d’uovo

Vaniglia e sale 

INGREDIENTI PER IL RIPIENO

Uova intere

Burro

Zucchero

Farina di grano tenero macinata a pietra

Farina di riso

Uvetta

Nocciole del Piemonte (tonda, gentile e trilobata), tostate in forno

Vaniglia

Zucchero a velo

PREPARAZIONE

Si impastano gli ingredienti della base e con il preparato si fodera la tortiera.

Per il ripieno, sbattere i tuorli e montare a neve ben ferma gli albumi; miscelare gli ingredienti e dopo aver riempito la base, spolverare con nocciole tritate e zucchero a velo.

Cuocere in forno preriscaldato a 200°

fb_img_1548217547957COME SI CONSUMA

A cottura ultimata si consiglia di far raffreddare non completamente in forno, risultando così più gradevole al palato.

 

 

 

 

 

LA FRITA’  VRDA (La frittata verde) frittata-verde-1

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

La FRITA’ VRDA è la tipica frittata santhiatese dei tempi andati, quando le ristrettezze economiche uniformavano i comportamenti ed aggregavano le persone, sovente con l’aiuto reciproco, che si concretizzava anche con lo scambio di prodotti dell’orto o degli allevamenti casalinghi (uova, verdure….)

La FRITA’  VRDA  era poco costosa in quanto in quasi tutte le cascinotte e case di periferia venivano allevate le galline da uova, la cui produzione veniva conservata anche in tempi di ‘non produzione’ con vari sistemi, di cui il più convenzionale era sotto salamoia (ovvero in una ‘burnia’ con acqua salata bollita e raffreddata).

INGREDIENTI per 6 persone

uova

Mazzetto di prezzemolo

cucchiai di olio di oliva

Un tocchetto  di burro (a piacere)

Qualche goccia di aceto di vino (in alternativa odierna aceto di riso)

 

Cucinata la frittata, va spruzzata con gocce di aceto

COME SI CONSUMA 

La  frità vrda può essere consumata calda, ma in estate è preferibile prima lasciarla prima raffreddare e cospargere poi con aceto.

 

 

20190113_123252SALAME “MŰLA” (al momento non in produzione)

attualmente NON in produzione De.Co

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

Preparazione raccontata da Francesco Santhià, storico salumiere santhiatese che ha gestito un negozio in corso Nuova Italia dalla settimana antecedente il Natale 1951 e per 39 anni e sei mesi.

Questo salame è una preparazione tipica confezionata un tempo dai contadini della zona in occasione della macellazione del maiale allevato ‘in famiglia’. Per il Carnevale del 1952 il signor Mario Pozzo, responsabile della Compagnia del Carnevale di quell’anno chiese a Santhià Francesco di preparare un salame tipico che identificasse la tradizionale manifestazione. Si attinse alla tradizione popolare  contadina che si perdeva nella notte dei tempi.

Per essere chiamato “Müla” deve essere insaccato nel ‘budello cieco’ detto ‘Muletta’.

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INGREDIENTI senza OGM

1 lingua di maiale

Adeguata pasta di salame

PREPARAZIONE

48 ore prima di insaccare, occorre preparare la lingua del maiale intera, strofinandola con sale e pepe in polvere; la lingua va successivamente  massaggiata ogni 5 o 6 ore, perché possa assorbire uniformemente la salatura e pepatura donando un sapore equilibrato a quello che risulterà il prodotto finale.

La pasta di salame non deve essere eccessivamente magra, ovvero similare alla pasta utilizzata per preparare il ‘salame da cuocere’ (quello che nel santhiatese viene abitualmente chiamato ‘salame uso famiglia’).

La lingua va inserita intera al centro del budello cieco ed intorno va uniformemente insaccata la pasta di salame, avendo cura che questa  resti intorno alla lingua, evitando con cura  che si creino vuoti d’aria che farebbe scurire la pasta di salame. La “Müla”  va legata con diversi giri regolari di apposito spago, in modo da ottenere una forma rotonda e bombata.

Dopo questa preparazione la   “Müla”  va messa ad asciugare per almeno un mese in ambiente con temperatura costante di 20 -25 gradi, meglio se riscaldato da stufa a legna.

COME SI CONSUMA20190113_123720

 

 

 

 

La  “Müla”  va consumata dopo bollitura per circa 2 ore a fuoco lento: Si può gustare sia calda affettata a mano come antipasto o secondo, che raffreddata e tagliata sottile con affettatrice. L’uso tradizionale contadino prevedeva ovviamente solo la prima modalità.

 

 

COLOSSALE FAGIUOLATA DEL CARNEVALE STORICO 4dw98sa4

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

L’evento clou del nostro Carnevale è la “Colossale Fagiuolata del Carnevale Storico di Santhià”, che si tiene il lunedì che precede le Sacre Ceneri. Nella nostra tradizione locale se ne trova traccia fin dalla cosiddetta “Elemosina di maggio”, fissata da un preciso statuto cittadino, che troviamo al foglio 30 del “Liber Statutorum Communis Sanctae Agathae”, risalente al Trecento. La tradizione vuole che  alle 5 del mattino i componenti del corpo Pifferi e Tamburi provvedono alla sveglia delle autorità carnevalesche addette all’allestimento delle monumentali cucine da campo e all’accensione dei fuochi a legna per la cottura della succulenta specialità. Le 150 caldaie di rame sono issate sui trespoli, riempite e condizionate a dovere dai cuochi, che si avvalgono della collaborazione di oltre 50 tra fuochisti e aiutanti.

fagiolata-2INGREDIENTI senza OGM

-20 quintali di fagioli qualità Saluggia coltivati sul territorio della Provincia di Vercelli

-10 q. di salami da cuocere, prodotti con suini allevati e macellati sul territorio della Provincia di Vercelli

-10 q di pane prodotti da panettieri attivi sul territorio della Città di Santhià

-1,5 q. di lardo tritato, derivante dalla lavorazione dei suini allevati e macellati sul territorio della Provincia di Vercelli

-1,5 q. di cipolle tritate

-750 foglie di alloro

-80 kg di sale grosso

PREPARAZIONE

Dividere i 20 quintali di fagioli in 150 caldaie in rame non stagnato, aggiungere acqua e lasciare riposare per otto ore in modo che i fagioli si ammorbidiscano.

Trascorse le otto ore scolare l’acqua rimasta e riempire nuovamente le caldaie.

Accendere i fuochi a legna e iniziare la cottura.

Rimestare in continuazione onde evitare che i fagioli si attacchino sul fondo della caldaia.

Dopo un’ora di cottura aggiungere il lardo tritato e, a seguire, le cipolle.

Trascorse tre ore di ebollizione, aggiungere i salami e lasciarli cuocere per 45 minuti. Trascorso tale tempo togliere i salami e aggiungere le foglie di alloro e il sale, e far cuocere ancora per un’ora.

COME SI CONSUMA

Al termine della cottura, dopo la Benedizione del Prevosto e lo sparo di un fucile, in Piazza Zapelloni (denominata durante il periodo carnevalesco “Piazza Teresio Berri”) i fagioli vengono distribuiti gratuitamente lungo le paline nel seguente modo:

Un mestolo di fagioli , Una porzione di salame, Una pagnotta di pane

il tutto rigorosamente… in recipienti di ogni fattura e dimensione, che la popolazione santhiatese si porta dalle rispettive abitazioni.

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LA TORTA DI VENERE 20190114_142133

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

Il riso Venere è originario della Cina e per le sue proprietà organolettiche era considerato cibo da Re, anzi da Imperatore.

Nella seconda metà del novecento ne è stato introdotto l’uso anche in Europa e di conseguenza in Italia. Nel nostro paese la tradizione alimentare con prodotti di produzione nazionale è sempre stata apprezzata e, conosciuto il sapore ed il profumo di questa cultivar di riso a quel punto prodotto in Italia si è iniziato ad utilizzarlo sotto varie forme. A Santhià la Riseria Molinaro è stata la prima azienda a lavorare questo tipo di riso e la voglia di sperimentare di Loredana Cafasso dell’Azienda Agricola Bor,  ha portato alla realizzazione di questa ricetta ormai tipica di Santhià e del santhiatese.

INGREDIENTI PER 6/8 PERSONE

Farina di riso Venere (nero)

Zucchero bianco semolato

Burro fuso

Gerigli di noci

Mandorle

Uova

Latte

Scorza di 1 limone grattugiato

1 bustina di lievito

Zucchero a velo

PREPARAZIONE

Preparato ed amalgamato il composto,  va cucinato in forno a 180°

A cottura ultimata togliere dal forno e lasciar raffreddare; Prima di servire spolverare con zucchero a velo.

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COME SI CONSUMA

Degustare con un buon Vino Passito Piemontese o accompagnata da un buon caffè casalingo (Napoletana o caffè al ‘piliot’)

 

 

 

 

 

Panissa santhiatese

Panissa santhiatese

LA PANISSA SANTHIATESE

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

La panissa, tipico piatto del vercellese e novarese, rappresenta anche per la nostra città uno dei migliori piatti tipici che affonda le sue radici nella notte dei tempi. Si tratta di un piatto povero realizzato con gli alimenti che le famiglie si producevano in proprio per la sopravvivenza. Nel tempo, trattandosi di un piatto molto gustoso, pur mantenendo le caratteristiche di piatto semplice, è diventato eccellenza della cucina tipica e proposto anche in menù di livello.

Per quanto riguarda la ricetta santhiatese, quella che ha più volte vinto i campionati piemontesi di panissa e che maggiormente è utilizzata negli ultimi decenni è quella proposta dalla Pro Loco di Santhià e conosciuta come la ‘Panissa del Tere Berri’

PREPARAZIONE della PANISSA SANTHIATESE

Per un chilo di riso servono circa 280 gr. di fagioli secchi di Saluggia o di qualità borlotti, da mettere a bagno la sera prima di essere utilizzati per realizzare il brodo di fagioli che nasce con una cipolla, qualche foglia di alloro, 1 salame tipo famiglia ed a piacere qualche ossa di maiale.

Preparare un soffritto con cipolla, lardo, pasta di salame o un salame della duja ed a piacere anche poco pomodoro passato o concentrato. Ad ultimazione sfumare con vino barbera corposo e secondo il gusto personale qualche ago di rosmarino tritato. Versare il riso ed il brodo con i fagioli poco per volta. Cuocere circa dai 16 ai 20 minuti, a secondo se si desidera più al dente o più cotta. Aggiustare di sale e pepe e servire ben caldo. Il formaggio grattugiato non è previsto dalla ricetta, ma lasciato al gusto personale.20190113_135103

COME SI CONSUMA

Si consuma come primo ed è considerato il risotto più saporito che si conosca. Nel caso si avanzi, la panissa è ottima sia fredda che riscaldata nel padellino fino a creare un tortino con crosta croccante

20190118_153058SALAME FAMIGLIA – SANTHIA’ (attualmente non in produzione)

Attualmente non in produzione De,co

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

Preparazione raccontata da Antonio Giordano salumiere in Santhià che ha ereditato l’arte del salumaio da Francesco Santhià, storico salumiere santhiatese che ha gestito un negozio in corso Nuova Italia dalla settimana antecedente il Natale 1951 e per 39 anni e sei mesi.

Questo salame è una preparazione tipica confezionata un tempo dai contadini della zona in occasione della macellazione del maiale allevato ‘in famiglia’. Ai tempi quasi tutta la popolazione viveva anche di piccole colture nell’orto e di piccoli allevamenti domestici ed oltre al pollame ed ai conigli, alcune famiglie, specie nelle cascine, allevavano anche il maiale. Questo permetteva una sopravvivenza dignitosa in tempi di scarsità di mezzi. Antonio Giordano realizza questo salame nel totale rispetto della tradizione, contemporaneizzandone la preparazione attraverso sistemi di ambientazione che migliorano ancora il sapore e ne favoriscono la conservazione. Per la preparazione si è attinto alla tradizione popolare contadina che si perde nella notte dei tempi.

INGREDIENTI senza OGM

Carni suina di prima scelta, sale, pese, budello di bovino e nitrati nella percentuale stabilita dalla legge vigente.

PREPARAZIONE

Dopo aver selezionato accuratamente le parti nobili della carne, escludendo i nervetti e gran parte della componente grassa, viene macinata con aggiunta di pancetta. Dopo tritatura viene impastata con gli ingredienti previsti e subito insaccata. Appena insaccata viene riposta nelle celle di asciugatura e stagionatura che con opportune temperature e ambientazioni ospitano il prodotto fino al momento della messa in vendita e consumazione.

20190118_153058COME SI CONSUMA

Il salame Famiglia – Santhià, si consuma dopo una decina di giorni dalla preparazione e può essere consumato sia crudo che cotto, previa una cottura di circa 30/40 minuti. Per le sue caratteristiche può essere conservato sotto strutto e se mantenuto in ambiente fresco e asciutto, la durata di conservazione è di circa un anno

farinapolentanera250gap_tnLA POLENTA DEL NONNO MARIO

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

I semi di questa particolare varietà di mais sono giunti in famiglia/ azienda agricola Molinaro, portati da Mario Molinaro, il quale nell’ottobre 1945, a guerra finita, rientrò in Italia dalla deportazione negli Usa. Nonno Mario raccontò alla famiglia che quei semi gli erano stati regalati e lui, da buon contadino, li custodì con l’intenzione di seminarli nei suoi terreni alla Cascina Magra.

Questo mais però, in quel periodo storico, non ebbe un grande utilizzo, in quanto l’inusuale colore scuro e la scarsa produzione, contribuirono ad abbandonarne la coltivazione. Nell’estate del 2012 riordinando vecchi cassetti Enrico Molinaro dell’omonima riseria, ritrovò una scatola con i semi di mais nero.

Enrico li seminò e tristemente germogliarono solo tre piante di cui una sola produsse una pannocchia. L’anno dopo e gli anni seguenti, continuò a seminare fino ad ottenere la quantità di semi utile per produrre la farina chiamata ‘del nonno Mario’, in onore di chi la portò in cascina. Eì reperibile presso Riseria Molinaro strada per Vettignè a Santhià.

PREPARAZIONE della POLENTA DI FARINA NERA

250 grammi di farina, 1 litro d’acqua, cuocere mescolando per circa 30/40 minuti, fino al raggiungimento della consistenza desiderata.

COME SI CONSUMA

Si consuma come tutti gli altri tipi di polenta, quindi con salse, formaggi, umidi con varie carni, verdure e salumi di preferenza cotti.

pastemeliganera_tnPASTE DI MELIGA NONNO MARIO

CENNI STORICI E DI TRADIZIONE

I semi di questa particolare varietà di mais sono giunti in famiglia/ azienda agricola Molinaro, portati da Mario Molinaro, il quale nell’ottobre 1945, a guerra finita, rientrò in Italia dalla deportazione negli Usa. Nonno Mario raccontò alla famiglia che quei semi gli erano stati regalati e lui, da buon contadino, li custodì con l’intenzione di seminarli nei suoi terreni alla Cascina Magra.

Questo mais però, in quel periodo storico, non ebbe un grande utilizzo, in quanto l’inusuale colore scuro e la scarsa produzione, contribuirono ad abbandonarne la coltivazione. Nell’estate del 2012 riordinando vecchi cassetti Enrico Molinaro dell’omonima riseria, ritrovò una scatola con i semi di mais nero.

Enrico li seminò e tristemente germogliarono solo tre piante di cui una sola produsse una pannocchia. L’anno dopo e gli anni seguenti, continuò a seminare fino ad ottenere la quantità di semi utile per produrre la farina chiamata ‘del nonno Mario’, in onore di chi la portò in cascina. Ora il prodotto è reperibile presso la Riseria Molinaro di strada Vettignè.

INGREDIENTI

Farina di grano 00, farina di mais nero Nonno Mario, burro, zucchero, tuorli d’uovo,

COME SI CONSERVA

Per mantenere la fragranza si consiglia di conservarlo in luogo fresco e lontano da fonti di calore.

COME SI CONSUMA

Si consuma come tutti gli altri tipi di pasticceria, ovvero come dessert, spuntino, accompagnato al the, come coccola di fine pasto; interessante anche accompagnata da un sorso di vino da dessert o liquoroso, piuttosto che con creme speciali quali lo zabaione o la crema di cioccolato. E’ consigliato anche come energetico

 il TG3 Piemonte del 2 marzo 2019 ore 19,35 ha parlato dei prodotti De.co e del nostro carnevale, dal minuto 9,35

https://www.rainews.it/tgr/piemonte/notiziari/